Naturalmente, gli economisti hanno formulato numerose risposte alle
problematiche lasciate aperte.
Tra
queste si possono riferire:
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l’importanza del progresso tecnologico, come fonte di soluzioni ai
problemi generati dalle stesse attività umane. Semplificando si può
spiegare come: se una certa produzione, basata su una particolare
tecnologia, genera un problema (ad esempio, inquinamento), sarà possibile,
attraverso l’adozione di un’ulteriore tecnologia più avanzata eliminare
l’inconveniente o quanto meno i suoi effetti.
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Molti economisti sostengono la perfetta sostituibilità tra
capitale naturale e
capitale artificiale per cui la strada dello sviluppo può
essere vista come un processo in cui il capitale naturale che viene
deteriorato o perso può essere rimpiazzato altrettanto bene da capitale
artificiale (probabilmente costruito a spese del primo).
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Il
degrado ambientale è imputabile alla povertà degli individui, alla cattiva
definizione dei diritti di proprietà ed alla mancanza di libertà di
iniziativa.
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L’ipotesi di Kuznets prevede l’esistenza di una
curva esemplificativa del
rapporto reddito disponibile-danni all’ambiente. A fronte di una
significativa impennata iniziale della curva (corrispondente alla prima
industrializzazione, allo sviluppo repentino di attività votate alla
produzione di reddito, cui corrisponde un marcato peggioramento della
qualità ambientale), si assiste ad un graduale smorzamento del fenomeno,
fino al raggiungimento di un massimo di danno ambientale, corrispondente
ad un punto oltre il quale è possibile incrementare ancora il reddito
disponibile, facendo diminuire il danno ambientale. La spiegazione di
questo fenomeno starebbe nell’avvenuto soddisfacimento di tutta una serie
di bisogni primari nella popolazione, il cui livello di vita sarebbe così
alto da innescare l’attenzione ai problemi ambientali (qui visti come un
lusso da ricchi!) e il conseguente investimento di risorse nella tutela
del patrimonio naturale.
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