La
visione neoclassica dell’Economia lascia aperte numerose questioni; in
particolare, appare fragile su alcuni punti dove i meccanismi teoricamente
previsti entrano in collisione con aspetti di varia natura.
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Un primo caso è quello rappresentato
dai fallimenti del mercato: le leggi del mercato possono non riuscire ad
avere una positiva applicazione in determinati ambiti, come ad esempio
nella gestione delle risorse
comuni.
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La stessa, ovvia, interconnessione
esistente tra economia ed ambiente pone problemi di difficile soluzione:
l’assunto generale che prevede una crescita costante ed indefinita nel
tempo di produzione e consumi si scontra con la realtà finita
dell’ambiente naturale, contesto entro cui fisicamente si collocano le
attività umane. Come può un pianeta limitato, con risorse non sempre
rinnovabili e comunque soggette a disponibilità non infinite, reggere uno
sviluppo illimitato e in costante crescita?
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L’incertezza che permea le valutazioni
attorno agli assunti dell’economia neoclassica si presenta anch’essa come
una problematica aperta. Particolarmente per ciò che riguarda le
risorse
naturali, il livello di conoscenza delle riserve disponibili, dei tempi di
rinnovamento, del comportamento degli ecosistemi in risposta a pressioni
determinate dalle attività antropiche è molto spesso inadeguato rispetto
al ruolo centrale di questi elementi.
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Inoltre, la risposta dell’ambiente
naturale non si situa sempre su curve regolari e facilmente
predeterminabili. Molti fenomeni naturali, che avvengono in risposta a
forti stress ambientali, non si manifestano in modo lineare, lasciando un
ampio margine di imprevedibilità sulle conseguenze di una determinata
azione. Esistono effetti-soglia per i quali, al superamento di un certo
livello di stress, la risposta del sistema diventa improvvisamente più
marcata… innescando talvolta processi irreversibili.
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L’associazione tra
capitale naturale e
capitale artificiale non soddisfa sempre criteri di perfetta
sostituibilità. In altre parole, la perdita di un determinato capitale
naturale non può sempre venire compensata dall’immissione di un
corrispondente capitale artificiale.
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