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L'evoluzione dell'immagine scientifica (2/4)

Da Galileo alla fotografia

I due esempi precedenti marcano dunque il principio e la fine, o meglio il declino, di un paradigma di pensiero, nel quale la comprensione del reale passa contemporaneamente attraverso i canali dell’analisi razionale e dell’intuizione emotiva. In effetti, verso la metà del XVII secolo, con la nascita del metodo scientifico sperimentale, che coincide con un tipo di osservazione pianificata, mediata ed elitaria, e non più spontanea, nascono anche i primi dibattiti sulla validità delle osservazioni e delle loro interpretazioni e riproduzioni, dove per validità si intende qui la distinzione tra il rumore sperimentale e l’informazione utile ai fini dell’esperimento, ovvero una riproduzione "veritiera" o "oggettiva" della realtà osservata. Nuovi strumenti osservativi quali il telescopio ed il microscopio ampliano le capacità percettive e permettono di accedere a diverse scale spaziali.

Le opere di Galileo Galilei, vol2, parte2, 1907

Robert Hooke, Micrographia, 1665

Con l'avvento della fotografia si delinea la possibilità di eliminare il "problema" della soggettività dell’osservatore una volta per tutte. Si dispone in effetti della possibilità di registrare chimicamente la luce riflessa dagli oggetti in modo meccanico, considerato "oggettivo" per definizione. La fotografia è ben presto incorporata nel metodo sperimentale ed assume il ruolo fondamentale di prova scientifica, risultato inconfutabile di un’osservazione.

Si crea così l’equivoco che ci porta ancora oggi a leggere le immagini fotografiche non come rappresentazioni, al pari dei disegni, ma come copie fedeli e neutrali di una porzione di realtà. Ma il problema a ben riflettere si complica. In effetti, ciò che accade implicitamente nel gesto del disegno - la traduzione di percezioni visive in immagini dotate di senso, con la conseguente introduzione, come abbiamo visto, di filtri creativi -, nella fotografia avviene in due fasi; nel modo in cui si sceglie di fotografare ovvero di registrare l’immagine (la scelta del punto di vista, ma anche la tecnica utilizzata, come peraltro nel disegno), e nella traduzione dell’immagine rivelata chimicamente (o elettronicamente, per ora non importa), in un’immagine leggibile, significante.

Il nesso tra il guardare e il vedere, ovvero l’attribuzione di senso alle percezioni sensoriali, è sempre lo stesso. Per interpretare l’immagine fotografica di una realtà ignota, abbiamo bisogno di tradurre i dati visivi che abbiamo a disposizione, siano essi su una pellicola, su una lastra o su una stampa fotografica, in qualche cosa di comprensibile. Si tratta da un lato di nuovo di riuscire a distinguere il rumore sperimentale dall’informazione utile, come ad esempio nelle prime immagini delle camere a bolle (la prima immagine riportata sotto), e d’altro lato di accedere a dei punti di riferimento che diano indicazioni sulla scala spaziale e temporale osservata e sulla scelta dei confini.

Fonte: http://www.infn.it/multimedia/particle/paitaliano/bubble.html

Fonte: 2005, Nature 434: 831