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L'immagine scientifica ed i filtri creativi |
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Si ha l’abitudine di interpretare le immagini scientifiche, risultati di esperimenti o prodotti di simulazioni, come riproduzioni fedeli ed oggettive di una porzione di realtà. Se si riflette sul processo che sta dietro al prodotto "immagine", ovvero la sua storia ed il suo utilizzo, ci si rende ben presto conto che si tratta di una costruzione articolata in molteplici fattori tra loro interagenti. Innanzitutto, la medesima porzione di realtà appare radicalmente diversa a seconda dello strumento osservativo utilizzato. In effetti, si accede oggi ad un’estrema varietà di scale spaziali e temporali: dalle prime osservazioni ad occhio nudo, si è passati ad un potenziamento ottico, ossia nello spettro del visibile, con i primi telescopi e microscopi, per poi giungere, nella scienza contemporanea, a sondare la realtà non soltanto attraverso tutte le frequenze dello spettro elettromagnetico (dall’infrarosso, ai raggi X, etc.), ma anche attraverso particelle di vario tipo (dal microscopio elettronico agli acceleratori di particelle).
(In alto) Disegno di Saturno, Galileo 1610 ca - (In basso) Disegno di Saturno, Huygens 1650 ca Inoltre, allo strumento osservativo è sempre accoppiato lo strumento con il quale si fissano i risultati dell’osservazione e quindi si traducono i dati ottenuti in immagini comprensibili alla comunità scientifica ed al pubblico in generale. In questa duplice operazione di registrazione e di traduzione dei dati in immagini "finali", si distingue il rumore sperimentale dall’informazione strutturata e si tenta di rendere tale informazione il più "leggibile" possibile, ovvero il più facile da interpretare. Naturalmente laddove si tratta di distinguere ciò che è "superfluo", il rumore, da ciò che è "utile", l’informazione, e di tradurre quest’ultima in un prodotto accessibile, comprensibile e possibilmente attraente, si operano delle scelte precise e dunque si introducono dei filtri soggettivi. Infine, la scelta degli strumenti osservativi, così come di registrazione e traduzione delle osservazioni, dipende naturalmente dagli scopi che ci si prefigge, a loro volta strettamente connessi alla disciplina scientifica nella quale si opera, al tipo di teorie che guidano l’investigazione sperimentale, al contesto nel quale l’immagine "prodotto" è immersa ed utilizzata, ed in ultima istanza agli schemi interpretativi che si sceglie di adottare. Tutti questi fattori interagiscono continuamente in modo altamente complesso.
© Antony Gormley, Peter Clegg - www.capefarewell.com |