I tempi del Pianeta e l'acceleratore tecnologico

 

 

I tempi di rinnovamento delle risorse sono caratterizzati da valori piuttosto costanti, legati ai cicli degli elementi, ai processi geologici coinvolti e ad altre condizioni dettate dall'ambiente che costituisce il serbatoio. In altre parole, si possono considerare fissi i tempi necessari per ricostituire sostanze e servizi naturali.

In molti casi, questi tempi sono decisamente lunghi, particolarmente durante i passaggi nella matrice solida della litosfera, dove le dinamiche geologiche sono caratterizzate da scale temporali dell'ordine di centinaia di migliaia o anche milioni di anni.

Quando andiamo a considerare risorse utilizzate dall'uomo per i propri scopi (ad esempio: costruzione, produzione di energia) diventa importante che i tempi di rinnovamento e quelli di prelievo ed utilizzo siano comparabili al fine di garantire la continuità delle risorse stesse.

Se, come si è visto, i tempi che la natura impiega per erogare i propri servizi di riciclo e ricostituzione sono costanti, non altrettanto si può dire per i tempi delle civiltà umane.

Immagini tratte da:

http://web.unife.it/progetti/isernia-la-pineta/inglese/mostra/fuoco.htm

http://web.unife.it/progetti/isernia-la-pineta/inglese/mostra/neolit_inf.htm
 

Si evidenzia infatti come l'umanità abbia esercitato una capacità di sfruttamento per nulla lineare sul pianeta lungo la propria storia. Fino alla nascita delle grandi civiltà nel Medio Oriente, in Africa, in America ed in Estremo Oriente attorno a 5000-6000 anni prima di Cristo, l'impatto portato dall'uomo sull'ambiente può considerarsi pressoché trascurabile e insignificante il suo prelievo di risorse.

Le civiltà antiche - come quelle mesopotamica, egizia e fino ai romani - incrementarono in modo importante l'uso della tecnologia, riuscendo nella lavorazione di una maggior quantità di materia e nella produzione di un crescente quantitativo di oggetti anche molto complessi.

Invero fu, con tutta probabilità, un processo inverso: la maggiore disponibilità di tecnologia permise lo sviluppo demografico, sociale e la notevole espansione che portarono alla nascita dei grandi imperi.

L'impatto antropico iniziò a farsi sentire su scala locale: sono conosciuti problemi di salinizzazione del suolo riscontrati nella civiltà Sumera presumibilmente per un eccesso di sfruttamento dei suoli, così come si hanno notizie di importanti processi di distruzione delle foreste tra i Romani, nei Maya o - ed è un caso limite con esiti devastanti - presso la popolazione dell'Isola di Pasqua.

L'energia nelle mani dell'uomo si mantenne, in ogni caso, più o meno costante per molti secoli ed i conseguenti impatti continuarono ad assumere proporzioni misurabili su una scala locale.

Fu la rivoluzione industriale, dalla seconda metà del XVIII secolo, con la messa in gioco dei combustibili fossili a modificare radicalmente l'equilibrio. I combustibili fossili misero l'umanità in condizione di disporre di una quantità di energia elevatissima e assolutamente sconosciuta prima.

Immagine tratta da http://www.economia.unical.it/storia_economica/seminari00_01/wrigley.htm

(Fonte: Antonio Brancati, Civiltà nei secoli 2)

Si evidenzia chiaramente come la disponibilità di energia condizioni in modo molto profondo l'esito delle vicende umane, fornendo gli input necessari alla crescita di tutta una serie di parametri che vanno dalla quantità di risorse estratte, all'aumento demografico, dalla necessità di ampliare le aree urbanizzate, alla produzione di rifiuti e sostanze di scarto. Cambia così anche la qualità degli impatti sull'ambiente, non più localizzati su aree geografiche precise, ma allargati ad una scala sempre più globale.

La ricerca scientifico-tecnologica si autoalimenta grazie alle proprie scoperte, generando una spirale in crescita esponenziale.

L'evoluzione dell'umanità assume ritmi via via più elevati e la tecnologia si configura come un acceleratore degli interventi umani sull'ambiente. Dal punto di vista delle risorse naturali, la tecnologia non modifica la sostanza di questi interventi umani, ma ne accelera il ritmo: l'uomo preleva quantitativi di materie e servizi ad una velocità sempre maggiore.

Ecco che i tempi antropici nell'utilizzo delle ricchezze del pianeta superano la capacità di rigenerazione e l'umanità inizia a consumare più di quanto possa permettersi.

L'evoluzione esponenziale del genere Homo negli ultimi tre secoli prosegue su ritmi sempre più sostenuti fino a sorpassare quelli che i tempi di rinnovamento delle risorse consentirebbero, con la conseguente progressiva scarsità di alcune risorse, l'accumulo di sostanze inquinanti e la modifica degli equilibri dell'atmosfera.

Concentrazione di CO2 nell'atmosfera lungo la storia della Terra: in un ordine di grandezza legato al secolo si evidenzia un importante picco di CO2 dovuto alle attività umane

Fonte: Falkowski et al., Science (2000) 290: 291-296

La chiave del problema sembra situarsi nelle scale temporali; costruire consapevolezza sui limiti del pianeta può essere una strada importante per evitare il rischio di ripetere grossolani errori di gestione dell'ambiente e delle risorse, già compiuti a livello locale, così come avvenne nell'Isola di Pasqua, e che potrebbero questa volta essere commessi su scala globale.

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