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Sostenibilità - Consapevolezza ecologica
"Siamo esseri al tempo stesso cosmici, fisici, biologici, culturali, cerebrali, spirituali… Siamo figli del cosmo ma a causa della nostra stessa umanità, della nostra cultura, della nostra mente… siamo divenuti stranieri a questo cosmo…" (E. Morin)
Introduzione
La riflessione sulla Consapevolezza ecologica analizza la trasformazione delle nostre relazioni con la natura, muovendo dalla progressiva perdita di contatto, che ha caratterizzato - in un crescendo esponenziale - le società via via che prendeva piede il modello economico della civiltà industriale, fino ad un punto, che potremmo definire di "saturazione", che vede la rinascita di un’esigenza di recupero di questo rapporto. Questa esigenza si esplica sia a livello individuale (il sé ecologico), sia a livello globale (nel cui contesto si situa l’idea di Gaia).
La Sostenibilità va dunque oltre l'analisi oggettiva dell'impatto umano sull'ambiente e le relazioni tra la natura e le attività produttive della nostra civiltà, ma si pone come ricerca di una nuova consapevolezza fondata sullo sviluppo della capacità di assumere nuovi punti di vista e sulla conseguente trasformazione del modo di pensare.
La Sostenibilità supera il proprio status di semplice definizione basata sulle conoscenze disciplinari (le accezioni di sostenibilità forte o debole, ad esempio) per diventare uno strumento concettuale capace di confrontare idee elaborate in contesti diversi, di esplorare nuovi modi di pensare, di proporre sguardi ed approcci diversi.
Il percorso di allontanamento dalla natura
La relazione tra umanità e Pianeta ha conosciuto una propria evoluzione significativa, con il progredire delle scoperte tecnologiche, scientifiche e di pensiero. L'umanità ha espresso una percezione del Pianeta da insieme illimitato, sconosciuto e misterioso a corpo fisico limitato, conosciuto, compreso.
L'ottimismo generato dal pensiero positivista e dai considerevoli progressi ottenuti in molti campi del sapere ha portato a sottovalutare o addirittura rimuovere la notevole incertezza che invece ancora oggi avvolge una parte significativa delle nostre conoscenze sui sistemi naturali.
Sono elementi interessanti, per studiare questo processo di "familiarizzazione" con il Pianeta, alcuni aspetti particolari del cammino culturale dell'umanità, come le antiche carte geografiche che rappresentano un'evoluzione sulla consapevolezza del mondo fisico.
La relazione tra il singolo ed il pianeta si snoda sull'equilibrio tra la visione locale e quella globale e tra una vicinanza a ciò che è naturale piuttosto che a ciò che è artificiale.
Ci si muove cioè tra un rapporto diretto, personale, legato ad un qui e adesso ed un rapporto che privilegia gli aspetti macro, gli scenari ampi, che possono fare a meno del contatto diretto con la realtà contingente.
Ne segue che lo sviluppo del senso di sé sempre meno attinge all'esperienza di interazione attiva per favorire una conoscenza mediata dell'ambiente naturale.
Il concetto dei 5 Sé
Vi è coinvolgimento e sinergia tra: aspetti cognitivi, aspetti relazionali, aspetti affettivi.
Il Sé non è una parte speciale di una persona ma è l’intera persona considerata da un particolare punto di vista. Le persone hanno accesso a cinque tipi diversi di informazione su se stesse, e ciascuno contribuisce a definire un aspetto differente dell’individuo (Neisser, 1993).
Il Sé ecologico e il Sé interpersonale sono le prime forme del Sé a svilupparsi, e hanno caratteristiche peculiari anche nell’essere percepiti poiché non hanno bisogno di essere richiamati alla mente, immaginati, costruiti o concettualizzati. Fin dai primi mesi di vita i bambini hanno un Sé ecologico e un Sé interpersonale attivi, ma non considerano se stessi come oggetti di pensiero.
Il Sé concettuale (che nella forma matura dipende ampiamente da forme culturali, e dai ruoli che ciascuno svolge nella società) compare verso la fine del primo anno di vita.
Il Sé ricordato (che comprende il ricordo e la narrazione delle proprie esperienze precedenti) compare verso il terzo anno di vita.
Il Sé privato, infine, è relativo alla qualità dell’esperienza conscia di ciascun individuo (pensieri, immagini, sofferenze, sogni, sentimenti).
Il Sé ecologico viene messo in relazione con la percezione “diretta”: “La percezione di sé accompagna l’esterocezione come l’altra faccia della medaglia […] Percepiamo l’ambiente e percepiamo contemporaneamente noi stessi”. Il Sé ecologico che viene percepito include la consapevolezza di dove siamo, di che cosa stiamo facendo e di che cosa abbiamo fatto.
Gli esseri umani sono creature sociali, che difficilmente si sviluppano compiutamente se non hanno occasioni continuative e importanti di comunicazione con gli altri, che spesso coinvolge diverse modalità nello stesso tempo. Senza il contributo dell’esperienza interpersonale non potrebbero esistere le normali forme del conoscere (Vygotskij, 1978).
Ciò che percepiamo non è semplicemente il comportamento dell’altro, ma la sua reciprocità con il nostro. Mentre il Sé ecologico è un agente attivo nella biosfera, il Sé interpersonale è un agente in uno scambio sociale in atto.
L'Identità ecologica
L'Identità ecologica può essere definita come un processo di identificazione tra la persona e un luogo naturale che assume un significato particolare. Essa coinvolge due aspetti apparentemente molto distanti che riguardano, uno la sfera emozionale, dei ricordi, dei sentimenti - quindi prettamente soggettiva -, l'altro la componente razionale, legata a elementi che possono rientrare in un'analisi di tipo naturalistico - quindi oggettiva, scientifica.
Qui l'ambiente non suscita interesse nell'individuo per la sua componente quantitativa, ma per il suo potenziale evocativo, che d'altra parte è attivato da aspetti descrivibili oggettivamente e quantitativamente.
L'identità ecologica, malgrado la sua importanza nello sviluppo delle abilità e del pensiero, tende ad essere messa in disparte nell'evoluzione culturale attuale e questo fatto, unito alla percezione dell'insostenibilità degli attuali processi di sviluppo economico e tecnologico determina una situazione di disagio.
Genera, in particolare, una domanda: cosa è necessario cambiare per recuperare una via sostenibile?
E l'insostenibilità che sperimentiamo ha a che fare con i modi di pensare?
Insostenibile: solleviamo il problema
Un cambiamento di mentalità...
La ricerca di sostenibilità ammette implicitamente l'insostenibilità degli attuali modelli di sviluppo e di organizzazione della nostra civiltà.
Gli approcci disciplinari tentano di misurare l'impatto delle attività antropiche e di definire strade diverse per rendere la presenza umana compatibile a lungo termine con l'ambiente naturale.
Ma esiste un'altra possibilità, che prevede un importante cambiamento di mentalità e la ri-progettazione dei nostri modi di pensare e di agire.
Secondo alcuni Autori "è ‘sostenibile’ una società che si mantiene di generazione in generazione, in grado di vedere lontano e a lungo termine, sufficientemente flessibile e saggia da non distruggere le basi dei sistemi fisici e sociali che la sostengono".
La sostenibilità è intesa come una condizione qualitativa, nella quale sono assicurati sopravvivenza, sicurezza e benessere dell’intero sistema, considerato tanto a livello locale (comunità) quanto a livello globale.
Come mai...
E' importante per prima cosa rendersi conto dei motivi che hanno portato l'umanità ad esercitare un peso insostenibile sul pianeta. Alcune risposte a questi perché sono:
Sembrerebbe che la storia dell'umanità abbia subìto una svolta radicale che l'ha portata, da 2,5 milioni di anni di co-evoluzione con la Natura, alle ultime centinaia di anni di … (apparente) distacco.
L'evoluzione del genere Homo
Se la storia dell'umanità fosse avvenuta in 365 giorni, dal 1 Gennaio al 31 Dicembre, dove si situerebbero le tappe fondamentali del suo cammino?
I tempi e i modi dell’evoluzione dell’umanità hanno subito cambiamenti recenti straordinariamente rapidi; per visualizzare questo dato proviamo a rappresentare nella tabella che segue l'evoluzione del genere Homo nei suoi 2,5 milioni di anni, rapportando questo lasso di tempo ad un anno: la maggior parte degli eventi storici ha luogo nelle ultime ore dell'ultimo giorno.
Cosa fare...
Una volta individuate alcune possibili cause, il passaggio successivo riguarda la ricerca di strategie correttive.
"Difficile risolvere un problema se non ci si accorge di esserne parte…" (Sterling, 2002)
Riflettere sui modi di pensare
Se ci si pone l'obiettivo di tentare un cambiamento di mentalità, può essere necessario riflettere sui modi di pensare, sviluppando un atteggiamento riflessivo e critico su come, perché e quando le conoscenze sono state sviluppate.
Ad un primo livello si situa l'apprendimento di base che consiste nell'acquisizione di conoscenze; su un livello successivo si trova il meta-apprendimento, ossia l'indagine sui nostri modi di ottenere la conoscenza. Un ulteriore passo in profondità si consegue con la riflessione epistemologica sull'apprendimento, volta a sviluppare la conoscenza di altri modi con cui conoscere.
Metariflessione sul pensiero economico e sulle scienze
La riflessione andrà dunque svolta non solamente sulle conoscenze che abbiamo o su quelle che potremo acquisire, ma anche sul modo di conoscere (meta-apprendimento) proprio del pensiero economico ed, in generale, delle scienze.
Come sviluppare nuovi modi di pensare
Consapevolezza della parzialità degli sguardi
Una leggenda indiana riferisce che un gruppo di servi ciechi, interrogati dal re su cosa suggerisse loro l'esplorazione al tatto delle diverse parti di un elefante, ne ricavarono visioni molto parziali.
Quelli che avevano toccato le orecchie dissero: "Maesta', l'elefante rassomiglia ad un ventilabro."
Quelli che avevano toccato le zanne dissero: "Maesta', l'elefante rassomiglia ad un vomere."
Quelli che avevano toccato la testa dissero: "Maesta', l'elefante rassomiglia ad una caldaia."
Quelli che avevano toccato il ventre dissero: "Maesta', l'elefante rassomiglia ad un granaio."
Quelli che avevano toccato la coda, dissero: "Maesta', l'elefante rassomiglia ad uno scacciamosche."
Cambiare prospettiva, assumere altri punti di vista, aiuta a diventare CONSAPEVOLI della parzialità degli sguardi.
Consapevolezza della nostra posizione
Cambiare prospettiva, assumere altri punti di vista, aiuta a diventare CONSAPEVOLI della nostra posizione.
Consapevolezza della complessità dei sistemi naturali e del pensiero
La presunzione di poter descrivere ogni fenomeno naturale in modo completo ed esatto utilizzando schemi esemplificativi, porta a non considerare il carattere di complessità che invece è un dato costante e non trascurabile. Analogamente si può dire per la conoscenza ed il pensiero che sfuggono alla rigida riduzione in schemi ripetibili e standardizzati.
"Tendiamo a vivere in un mondo di certezze, di percezioni radicate, non sfiorate da dubbi: siamo convinti che le cose siano così come le vediamo, e che non c’è alternativa a ciò che sosteniamo come verità." (Maturana e Varela)
"I sistemi complessi sono gerarchici, con uno stretto accoppiamento tra livelli diversi. La conoscenza di un sistema è sempre incompleta, la sorpresa inevitabile. Una irriducibile incertezza può sorgere da fenomeni non lineari all’interno dei processi di auto–organizzazione L’approccio consueto, che va alla ricerca di una migliore comprensione e capacità predittiva, deve essere integrato da nuove strategie di ricerca e di identificazione di priorità, che non si limitino a riconoscere l’incertezza, ma la includano…" (Gallopin)
Cambiare prospettiva, assumere altri punti di vista, aiuta a diventare CONSAPEVOLI della COMPLESSITA’ dei sistemi naturali e del pensiero.
Consapevolezza dei limiti della conoscenza
Moltiplicare i punti di vista arricchisce la visione, ma in modo non cumulativo: stimola a trovare punti di dialogo e di incontro, rende più consapevoli della parzialità di ciascuno, riduce le pretese di una conoscenza globale.
"… perché la complessità della realtà sconfigge qualunque schema interpretativo: ma dobbiamo avere degli schemi interpretativi per fronteggiare la realtà" (Kant). … e uno schema interpretativo richiede di mettere dei confini….
Mettere dei confini significa dare una dimensione alle problematiche, circoscrivere il campo di attenzione, focalizzare determinati aspetti. E' una necessità in apparente contraddizione con l'approccio globale alla complessità, ma in realtà le due visioni devono potersi integrare e l'una non può fare a meno dell'altra. Porre confini si traduce anche nell'accettazione della limitatezza delle capacità umane.
Cambiare prospettiva, assumere altri punti di vista, aiuta a diventare CONSAPEVOLI dei limiti della conoscenza.
Oltre la consapevolezza: l'ignoranza
Il cammino del sapere è assimilabile ad un insieme di conoscenza, incertezza ed ignoranza. Questi tre aspetti sono costantemente presenti ad ogni stadio dell'apprendimento e può non essere saggio dimenticare l'esistenza di uno di essi.
Del resto, accade che circostanze occasionali facciano scoprire ed emergere alla consapevolezza situazioni e fenomeni naturali fino a quel momento insospettati: molte scoperte sono frutto di avvenimenti casuali ed indeterminabili.
Diversi tipi di ignoranza
L'ignoranza è componente del processo di conoscenza e può assumere diverse espressioni:
Riprogettazione
Nello sviluppo di nuovi modi di pensare la riprogettazione del modo di conoscere e di interpretare la natura ed il pensiero umano assume il ruolo propulsore per la messa in pratica di un approccio innovativo.
Alcune linee operative si possono indicare brevemente in quattro punti:
Integrare il modo di pensare lineare con quello sistemico
Il modo di pensare lineare è proprio della scienza sperimentale e può essere riassunto attraverso alcune definizioni:
A questo metodo di indagine può essere opportuno affiancare un approccio sistemico, caratterizzato da dinamiche di ricerca piuttosto differenti:
Mettere a confronto visioni diverse
E' possibile mettere a confronto visioni diverse applicate allo stesso contesto e ricavarne quindi considerazioni differenti, utili a leggere la realtà secondo prospettive multiple.
Ad esempio, il bosco misto può essere descritto come espressione di un complesso eco-socio-sistema: trasformando quel bosco misto in una monocoltura di eucaliptus ad alta produttività commerciale si ottiene un sistema diverso, caratterizzato da altre interazioni e da altri flussi. Risulta evidente il notevole impoverimento delle relazioni. Visualizzando - magari attraverso uno schema - la rete di interazioni nei due casi, ci è possibile valutare immediatamente lo scadere del livello di complessità (e, di conseguenza, la maggiore fragilità del sistema che, più povero di elementi, risulta più esposto ai turbamenti dell'equilibrio).
Ascoltare le voci degli altri
Nuovi modi di pensare e nuove soluzioni creative possono avere sviluppo dal prendere in considerazione ciò che altri esprimono.
Nei due esempi riportati di seguito, si evidenzia l'interessante visione che una civiltà diversa ("primitiva" saremmo tentati di definirla noi!) ha dell'uomo occidentale (il "Papalagi") e del suo modo di porsi. I testi sono tratti da Tuiavii di Tiavea, "Papalagi", Editrice Stampa Alternativa, 1998.
"Il Papalagi è sempre scontento del suo tempo e si lamenta col Grande Spirito perché non gliene ha dato abbastanza. […] Taglia e ritaglia e divide e suddivide ogni nuovo giorno secondo un preciso sistema. Lo taglia proprio come si squarcia con il coltello una molle noce di cocco. E tutte le parti che taglia hanno un nome: secondi, minuti, ore. […]"
"Potete riconoscere il Papalagi anche dal suo tentativo di convincerci che siamo poveri e infelici e abbiamo bisogno di tanto aiuto e compassione perché non possediamo le cose. […] Ma ci sono due tipi di cose. Ci sono cose che fa il Grande Spirito senza che noi lo vediamo e che a noi uomini non costano né fatica né lavoro, come la noce di cocco, la conchiglia, la banana, e ci sono cose che fanno gli uomini e che costano molta fatica e lavoro, come l'anello, la ciotola per mangiare o lo scacciamosche. Secondo il Papalagi ci mancano le cose che lui fa con le sue mani, le cose degli uomini; non si può certo riferire alle cose del Grande Spirito, che possediamo in quantità maggiore di chiunque altro."
Esercitarsi gradualmente
Un apprendimento che implica un cambiamento di epistemologia è difficile e faticoso, ma un esercizio graduale può portare a conseguire gli obiettivi.
Una lista esemplificativa dei passi da seguire può essere la seguente: