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La Scienza post-normale |
“[…] Un approccio ai problemi della ricerca in contesti complessi e con implicazioni politico-sociali è rappresentato dalla “Scienza Post-Normale” (S. O. Funtowicz and J. R. Ravetz, 1989, Post-normal Science: A New Science for New Times, Scientific European, 20-22, Heidelberg; S. O. Funtowicz and J. R. Ravetz, 1991, A New Scientific Methodology for Global Environmental Issues, in The Ecological Economics, R. Costanza (ed.), Columbia University Press, NY, 137-152, and Futures, 1999, Special Issue: Post-Normal Science, J. R. Ravetz (ed), 31:7). Tale prospettiva si occupa di aspetti di problem-solving che sono solitamente trascurate nei resoconti tradizionali della pratica scientifica: l’incertezza e i giudizi di valore. Inoltre essa spiega adeguatamente le ragioni di una partecipazione più estesa ai processi decisionali su questioni scientifiche, fondandole sull’esigenza di garantire la qualità in tali aree. Complessità Il numero, la varietà e la complicazione delle questioni in gioco potrebbe scoraggiare chi cerchi di comprendere la ricerca scientifica per finalità di policy. Si è naturalmente tentati di ridurre tali questioni a elementi più semplici e gestibili, come i modelli matematici e le simulazioni al computer. Dopotutto, questo programma ha decretato finora il successo della scienza occidentale. Ma i problemi in quest’area presentano caratteristiche che impediscono all’approccio riduzionistico di ottenere risultati di una qualche utilità. Si tratta dei problemi ai quali ci riferiamo impiegando il termine “complessità”. La complessità è una proprietà di alcuni tipi di sistemi; questa proprietà li distingue dai sistemi semplici, o semplicemente complicati. I sistemi semplici possono essere rappresentati (in teoria o in pratica) attraverso un’analisi causale deterministica, lineare. Sono tali le spiegazioni scientifiche classiche, in particolare quelle di campi prestigiosi come la fisica matematica. Talora questi sistemi richiedono, per essere spiegati o controllati, più variabili di quante ne vengano specificamente indicate nella teoria. In questi casi lo scopo viene raggiunto con metodi diversi: e il sistema viene allora definito “complicato”. La distinzione tra scienza e ingegneria –dove il secondo termine si applica quando entra in gioco più di una mezza dozzina di variabili, è un buon esempio della distinzione tra sistemi semplici e complicati. Quando siamo di fronte alla vera complessità, ci imbattiamo in fenomeni di tipo diverso. Esistono molte definizioni, in parte sovrapponibili, di complessità collegate ad aree scientifiche diverse, come lo studio degli ecosistemi, degli organismi, delle istituzioni sociali o della loro simulazione artificiale. […] La Scienza Post-Normale come ponte tra sistemi complessi e policy L’idea che la scienza possa essere in qualche modo “post-normale” trasmette un senso di paradosso e forse di mistero. Il termine “normalità” può avere due significati. Il primo allude - secondo la teoria di Thomas S. Kuhn (T. S. Kuhn, 1962, The Structure of the Scientific Revolutions, University of Chicago Press, Chicago, IL) - all’immagine della ricerca scientifica che normalmente consiste nel risolvere un rompicapo all’interno di un (qui) indiscusso e indiscutibile “paradigma”. Il secondo significato consiste nel ritenere che il contesto politico-decisionale sia normale, nel senso che l’attività routinaria di soluzione di rompicapo realizzata dagli esperti fornisca una base di conoscenza adeguata per le decisioni politiche. […] L’intuizione che conduce alla Scienza Post-Normale consiste nel fatto che, nei problemi di ricerca finalizzati a scelte politiche, tipicamente i fatti sono incerti, i valori controversi, le poste in gioco alte e le decisioni urgenti. Si potrebbe obiettare che tali problemi non sono scientifici; ma è facile rispondere che questi problemi sono ubiqui e che quando la scienza viene applicata ad essi (come di fatto accade), le condizioni non sono mai di normalità. Infatti la precedente distinzione tra dati scientifici e oggettivi hard, e giudizi di valore soggettivi soft viene in questo caso invertita. Troppo spesso si devono prendere decisioni politiche dure laddove i nostri inputs scientifici sono irrimediabilmente fragili. La differenza tra condizioni vecchie e nuove può essere esemplificata con le attuali difficoltà dell’approccio economico classico alla politica ambientale. Tradizionalmente, l’economia ha cercato di mostrare che gli obiettivi sociali possono essere conseguiti più agevolmente attraverso meccanismi che operano automaticamente in un sistema essenzialmente semplice. La metafora della “mano nascosta” di Adam Smith veicola la convinzione che le interferenze intenzionali nel sistema economico non producano nessun vantaggio e diano luogo a molti danni. Questa visione non è cambiata da allora ad oggi. Ma per raggiungere la sostenibilità, i meccanismi automatici sono chiaramente insufficienti. […] Quando i libri di testo falliscono, la scienza finalizzata alle scelte politiche deve diventare “post-normale”. Quando le assunzioni di semplicità e certezza sono totalmente inappropriate, la finalità di acquisire conoscenza fattuale deve essere sostanzialmente modificata. In condizioni post-normali, puntare a fatti “duri” e oggettivi può diventare un particolare irrilevante, una sorta di diversivo. In questo caso si deve adottare un principio-guida più robusto, cioè la qualità della conoscenza. Si potrebbe osservare che la qualità è sempre stata tenuta in grande considerazione nella ricerca scientifica, ma è stata largamente ignorata dalla filosofia e dalla ideologia della scienza dominanti. Dal punto di vista della scienza post-normale la qualità diventa cruciale, e la qualità si riferisce sia al processo sia al prodotto. E’ diventato sempre più evidente nella riflessione politologica che in questioni complesse, laddove manchino soluzioni precise e sia necessario l’appoggio di tutti gli stakeholders, la qualità del processo decisionale sia un elemento cruciale per la realizzazione di una decisione efficace. Questa recente consapevolezza riguarda sia gli aspetti scientifici della decisione sia le componenti non scientifiche. La Scienza Post-Normale può essere messa in relazione a strategie complementari più tradizionali attraverso un diagramma. In esso è possibile prendere in considerazioni due assi cartesiani, “le incertezze di sistema” e “le poste in gioco nella decisione”. Quando entrambe sono di piccola entità, ci troviamo nel campo della scienza normale e sicura, in cui la conoscenza specialistica risulta pienamente efficace. Quando entrambe sono di media entità, allora l’applicazione di tecniche di routine non basta: sono necessari abilità, capacità di giudizio e anche coraggio. Definiamo questi requisiti ulteriori “consulenza professionale”, come nel caso del chirurgo o dell’ingegnere capo. Le società moderne si sono avvalse di eserciti di “scienziati applicati” che hanno spinto avanti le frontiere della conoscenza e della tecnica, professionisti che hanno svolto un ruolo di primo piano sia come innovatori che come custodi dell’ordine creato.
(Tratto da: S.O. Funtowicz, La Scienze Post-Normale; Scienza e governance in condizioni di complessità) […] Nei nuovi problemi di scienza post-normale la qualità dipende da un dialogo aperto tra tutti coloro che ne sono toccati. Possiamo chiamare l’insieme di tali soggetti “comunità estesa di pari grado (peers)”, una comunità formata non solo da individui istituzionalmente accreditati, ma piuttosto da tutti coloro che desiderano partecipare alla risoluzione di una questione, contribuendo con il proprio sapere. […] Valutata fuori dal contesto appropriato, la proposta di una “comunità estesa di esperti” sembra comportare la diluizione dell’autorità della scienza e la sua riduzione all’arena politica. Ma qui non stiamo parlando delle aree tradizionali di ricerca e sviluppo industriale; ma piuttosto di questioni in cui i problemi di qualità sono cruciali e i meccanismi tradizionali per garantire la qualità sono evidentemente inadeguati. […] Nessuno può sostenere che il recupero della qualità attraverso una comunità estesa di esperti sia un compito facile e privo di errori. Ma nel processo di estensione della comunità di esperti attraverso l’approccio della Scienza Post-Normale possiamo intravedere una via da percorrere, sia per la scienza sia per i problemi complessi di ricerca collegati alla policy. […] Conclusioni L’approccio della Scienza Post Normale non deve essere interpretato come un attacco alla scienza accreditata degli esperti, ma piuttosto come un aiuto e un arricchimento. Il mondo della scienza normale al quale questi scienziati sono allenati trova un posto nella ricerca destinata a finalità pubbliche, ma richiede di essere integrata con la consapevolezza della natura post-normale dei problemi con i quali ci confrontiamo. La gestione dei sistemi complessi come se si trattasse di esercizi scientifici semplici ci ha condotti all’attuale miscela di trionfo e pericolo. Noi siamo i testimoni dell’emergere di nuove strategie di risoluzione dei problemi, nelle quali il ruolo della scienza, pur importante, viene ora valutato nell’ampio contesto delle incertezze dei sistemi naturali e della rilevanza dei valori umani.” Silvio Funtowicz, La Scienza Post-Normale. Scienza e governance in condizioni di complessità, Institute for the Protection and Security of the Citizen (IPSC), European Commission - Joint Research Centre (EC-JRC), 21020 Ispra (VA) - Italy |