Pensare a Nanni per me è come ‘ritornare a casa’... un punto di partenza sicuro da cui incamminarsi...
Pensare a Nanni per me è come ‘ritornare a casa’, intesa non tanto come riparo o pausa dalle attività del giorno ma piuttosto come un’origine... un punto di partenza sicuro da cui incamminarsi... rallentando i vecchi paissi su nuove strade... e cercando nuovi passi su vecchie strade...
Incontrai Nanni per la prima volta credo in occasione di un convegno sull’economia gandhiana. Al tempo, avevo cominciato ad interessarmi di nonviolenza nell’ambito della riflessione sullo sviluppo e dell’educazione scientifica. Ricordo Nanni e la sua presenza, lo sguardo intenso, cristallino. Al tempo non mi era chiaro come le persone potessero esser cosi fortemente ‘presenti’ e attente. Con il passare degli anni ebbi altre occasioni di frequentare il Centro Studi. Grazie a Nanni mi avvicinai ai lavori di Johan Galtung e ad interessarmi con curiosità agli intrecci tra le tematiche di ambiente, scienza e guerra. Cominciai a leggere alcuni articoli di Nanni in cui la riflessione sulla scienza si allineava in modo nitido con la riflessione filosofica e culturale con messaggi dirompenti per la scuola, per la ricerca educativa e per la comunità scientifica più estesa. Con il suo sguardo attento, Nanni ti poneva sempre una domanda: “Ci sei?”.
Solo più tardi cominciai davvero a capire la forza e il ruolo del Centro Studi come punto di convergenza per un lavoro educativo esteso alla comunità, al centro della città vecchia da dove avviarsi per fare nuovi passi... tra sostenibilità e nonviolenza.
Laura Colucci-Gray
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