Non ricordo quando ho incontrato Nanni per la prima volta. Negli anni ’80, comunque...
Non ricordo quando ho incontrato Nanni per la prima volta. Negli anni ’80, comunque. Ero ricercatrice all’università, nell’area ibrida – allora poco praticata – al confine tra la fisica e la fisiologia. Ricordo che ero alla ricerca di senso, di integrazione tra gli interessi professionali, la passione per i miei figli, le prime timide scoperte della nonviolenza e del ‘sarvodaya’ gandhiano.
Nanni mi suggerì due piccole collaborazioni. Si trattava, da un lato, di tradurre un testo di Vinoba Bhave (Vinoba e la nuova educazione) che fu pubblicato nei Quaderni degli insegnanti nonviolenti (QUINO) n. 13 a cura del Centro studi e documentazione Domenico Sereno Regis (1985). L’altro compito era quello di raccogliere e organizzare dei testi sul tema “I bambini e la guerra”, che fu pubblicato nel 1987 dall’EGA, Edizioni Gruppo Abele.
Da quegli anni ad oggi Nanni è stato sempre per me un punto di riferimento saldo e prezioso: per l’ascolto, per le letture consigliate, per l’incoraggiamento a intraprendere vie nuove. Ha valorizzato l’ASSEFA, l’Associazione delle Fattorie al Servizio di Tutti, una ONG indiana con la quale collaboravo, e nello stesso tempo mi ha aperto nuove piste di riflessione sulla natura della scienza, i suoi limiti, le sue possibilità di trasformazione.
Da Nanni ho imparato a riflettere contemporaneamente sugli aspetti etici e sulle conoscenze disciplinari dell’impresa scientifica – in quanto inscindibilmente connessi; ho imparato a immaginare modi creativi e nonviolenti di conoscere (quindi di interagire) con i sistemi naturali, e a coinvolgere i bambini e i giovani in processi partecipativi di mutuo apprendimento e valorizzazione.
Ho avuto la fortuna di averlo come compagno di viaggio durante alcune visite ai villaggi gandhiani dell’ASSEFA: sempre riservato, discreto, curioso, puntuale, si ‘sbilanciava’ un poco solo quando entravamo in certe librerie (piccole, disordinate, stracariche di pile di libri), o al Gandhian Museum di Madurai.
Così come Nanni aveva l’abitudine di consigliare la lettura di libri e articoli, io avevo preso l’abitudine di consigliare ad amici, familiari e studenti ... di andare a trovare Nanni: certa della sua capacità di accogliere, ascoltare e suggerire – con leggerezza – percorsi di crescita interiore e di servizio agli altri / alle altre.
Come tante altre persone, amiche e amici di Nanni, lo ricordo in cammino: in bici, in treno, a piedi, sempre con uno zaino pesante di libri. Solo in montagna (ma potrei sbagliarmi...) saliva leggero.
Elena
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