02 Luglio 2015: homepage a cura di Elena Camino, Silvano Folco
Il sito www.indiaincrociodisguardi.it propone di mettersi in ascolto delle voci di quelle comunità: contadini, pescatori, raccoglitori, pastori, che cercano di opporsi a coloro che vogliono privarli della terra, dell’acqua, delle risorse naturali che servono loro per vivere. La loro lotta nonviolenta dovrebbe essere anche la nostra lotta: la tutela del suolo, la protezione della sovranità alimentare, non riguardano forse anche noi? non sono i temi globali dell’Anno Internazionale dei suoli? E di EXPO 2015?
Il sito è organizzato a più livelli. Le ‘pagine’ offrono lo schema concettuale e le basi epistemologiche con cui vengono presentati i conflitti socio-ambientali nel mondo e in India. Gli ‘articoli’ propongono approfondimenti su temi specifici, riprendendo testi di giornali, saggi, schede di libri, testimonianze, aggiornamenti che permettono ai lettori di mettere a confronto due ‘immaginari’: quello tuttora dominante, che propone lo scenario di una possibile crescita infinita di beni e una incentivazione ai consumi, e quello proposto dai fautori della sostenibilità, della decrescita, dell’equità. Pagine e articoli costituiscono il supporto e le chiavi interpretative per capire la vastità, le interconnessioni, la posta in gioco che accompagnano i singoli conflitti. Tra le tipologie di conflitti socio-ambientali ne sono state prese in esame quattro: le grandi dighe, le centrali nucleari, gli impianti industriali, le miniere.
Le ‘gallerie video’ raccolgono testimonianze su questi conflitti, e sull’idea di sviluppo che emerge da alcune di queste testimonianze. Le sequenze video (tratte da fonti molto diverse – dai film d’autore alle news di televisioni locali) sono il nucleo principale del sito.
I volti, gli sguardi, le voci si presentano a noi direttamente, in prima persona.
Impariamo a conoscere Tamizharasi, una donna che abita vicino alla centrale nucleare di Kudankulam e ci racconta che i pesci se ne sono andati da quelle coste; Shantappa Gowda, un anziano contadino, che ci mostra i frammenti di ferro che dalla miniera sono finiti nel suo campo rendendolo arido; Ram Barathi, che è immerso nell’acqua da dieci giorni, insieme agli altri abitanti del suo villaggio, per cercare di fermare la decisione del governo di innalzare la diga e allagare tutta l’area.
Ecco come si presenta la pagina ‘Miniere – Contenuti’: una serie di video-testimonianze su alcuni dei conflitti che stanno coinvolgendo comunità rurali in vari Stati dell’India. Per ogni video è disponibile un breve testo di accompagnamento, con eventuali rimandi a documenti del sito e della rete web.
Dalla sezione ‘Video’ si può passare alle pagine dedicate alle ‘Problematiche’: qui, alla voce ‘Miniere’ si trovano informazioni sulla situazione generale delle miniere nel mondo e in India, e dei conflitti che riguardano l’uso del territorio, i problemi di inquinamento, le conseguenze sulla salute, ecc.
Il sito www.ejatlas.org consente di selezionare i tipi di conflitti socio-ambientali per categorie.
In questa immagine sono evidenziati i conflitti segnalati in India collegati alle attività minerarie (in miniera e per recupero da grandi navi).
In questa immagine sono evidenziati i conflitti nel mondo collegati alle attività minerarie (in miniera e per recupero da grandi navi).
Per capire la portata dei cambiamenti sociali, ambientali, climatici provocati dalle grandi dighe si può consultare la pagina (http://www.indiaincrociodisguardi.it/wps/le-problematiche/dighe/le-grandi-dighe-in-india/) che fornisce alcuni dati numerici e rimanda a siti specializzati sul tema.
Dopo questo inquadramento generale forse si capisce di più la dimensione del dramma che ha travolto più di 50 milioni di persone in India dal momento dell’Indipendenza. Dramma che sembra destinato a peggiorare a causa dell’orientamento politico-economico dell’attuale governo. Come scriveva nel settembre 2014 Ashish Kothari (Economic and Political Weekly, 2014), ‘siamo 100 giorni più vicini al suicidio ecologico e sociale’. Kothari si riferisce ai primi 100 giorni di attività del governo di Narendra Modi, un premier che si è distinto fin dall’inizio del suo mandato per l’attacco su larga scala che ha sferrato alle regole, leggi, istituzioni intese a proteggere l’ambiente.
Le peggiori previsioni di Kothari si stanno avverando: è arrivata rapidamente l’autorizzazione ambientale a procedere per alcuni progetti di dighe che da anni erano bloccati per irregolarità, o per la mancata accettazione delle comunità locali, e per la vastità di conseguenze ambientali previste.
Oltre a fornire una panoramica generale, il sito prende in esame alcuni ‘casi-studio’.
Sul caso della diga di Polavaram (http://www.indiaincrociodisguardi.it/wps/le-problematiche/dighe/le-grandi-dighe-in-india/il-conflitto-su-polavaram/) una regista indiana, Saraswati Kavula, ci ha generosamente inviato un suo film recente, Dam’ned, in cui vengono intervistate molte persone coinvolte.
E’ del febbraio 2015 un articolo scritto da Stella Paul ('Development refugees' resist Polavaram dam: http://in.reuters.com/article/2015/02/12/andhra-pradesh-dam-idINKBN0LG0FB20150212) a proposito dei ‘rifugiati dello sviluppo’ che si oppongono alla costruzione, ormai imminente, della diga.
L’Autrice sottolinea il rischio che comunità così abbandonate dallo Stato possano cercare difesa presso i guerriglieri Maoisti, con il rischio di estendere ulteriormente le forme violente di resistenza.
In Italia, a parte la preoccupazione di avere per vicini i francesi, che hanno scelto l’opzione nucleare come fonte energetica, il dibattito sull’energia nucleare non è tra le priorità. In India sono attive 6 centrali nucleari, 22 sono in fase di progetto, e 35 sono state proposte.
Alcune centrali ospitano numerosi reattori, tanto che attualmente si parla di ‘Parchi nucleari’. Nella cartina sono indicati 5 nuovi Parchi che dovrebbero aggiungersi a quello attualmente esistente in Rajasthan (http://www.world-nuclear.org/info/Country-Profiles/Countries-G-N/India/).
Per alimentare le centrali nucleari l’India sta anche aumentando la ricerca di giacimenti e l’estrazione di minerali di uranio, con esiti drammatici sull’ambiente e sulle popolazioni.
Alcuni video presenti nel sito illustrano la situazione delle comunità nei pressi della miniera di Jadugoda (http://www.indiaincrociodisguardi.it/wps/le-problematiche/miniere-2/miniere-contenuti/).
Qualche eco dei conflitti sugli impianti industriali è arrivata alcuni anni fa in Italia, quando si ipotizzava un’intesa tra due colossi dell’automobile, la FIAT e la TATA, per la costruzione di un nuovo modello di auto (la NANO car) da destinare al mercato asiatico. L’intesa, siglata nel 2006, fu interrotta nel 2012. Per l’industrializzazione e produzione di questa auto si era scelto di costruire una nuova fabbrica nella regione di Singur, nel Bengala occidentale a circa 35 chilometri da Calcutta - Kolkata. L’area designata per la costruzione della fabbrica era un terreno molto fertile destinato all’agricoltura dopo la riforma agricola e la redistribuzione
delle terre successivi ai “moti contadini” degli anni ’70.
Nel 2007 avvengono scontri sanguinosi, con 14 morti. Nel 2008 la National Alliance of People Movement diffonde un messaggio in cui si annuncia la vittoria dei movimenti per la decisione della Tata di abbandonare Singur e chiede l’immediata restituzione delle terre.
Da una rinuncia a nuove conquiste: la TATA, e via via sempre più numerose imprese, indiane e multinazionali, stanno occupando terreni in varie parti dell’India per costruire fabbriche e impianti, spesso associati a centrali termoelettriche e a miniere.
Un sito molto attivo e ben documentato, EJOLT (http://www.ejolt.org/) offre una vasta casistica di questi problemi a livello mondiale.
Nel nostro sito abbiamo circoscritto l’attenzione all’India, con un approfondimento dedicato alle vicende che vedono coinvolta la POSCO (un colosso sud-coreano) che da anni incontra l’opposizione di comunità contadine (http://www.indiaincrociodisguardi.it/wps/le-problematiche/impianti-industriali/conflitti-sugli-impianti-industriali/il-conflitto-sullacciaieria-posco/).
Con l’insediarsi del nuovo governo si stanno moltiplicando i progetti di sviluppo industriale, e si moltiplicano i conflitti non solo per l’uso delle terre nella fase di insediamento, ma anche per gli impatti ambientali che molti di questi impianti causano nelle aree circostanti.
Un esempio tra i tanti - illustrato nel sito -, riguarda il conflitto tra gli abitanti di un villaggio nel Maharashtra e la Sona Alloys Pvt. Limited: http://www.indiaincrociodisguardi.it/wps/2015/02/26/video-una-fabbrica-distrugge-le-vite-a-goleagon-factory-chokes-lives-in-golegaon/.
Il sito è stato costruito dai membri di tre Associazioni impegnate – con diverse competenze – a mettere in discussione la narrazione dominante delle nostre società, che propone lo scenario di un mondo in cui il benessere è associato alla crescita economica, da difendere con le armi.
Le tre Associazioni propongono invece di partecipare alla costruzione, concettuale e reale, di un mondo con risorse limitate, in cui l’umanità riconosce la propria dipendenza dai sistemi naturali e mette in atto regole e stili di vita compatibili con questi vincoli. La nonviolenza nei confronti delle persone e della natura è elemento essenziale di questa visione e del suo concretizzarsi in azioni.
Le Associazioni sono:
Il sito è stato progettato e realizzato da Silvano Folco.
Per aiutare il pubblico italiano ad avvicinarsi a queste tematiche abbiamo fatto un notevole sforzo di traduzione. Molti documenti, saggi, articoli sono stati tradotti e/o riassunti. Alcune sequenze video sono state sottotitolate.
Il sito è in evoluzione. Vi è molto materiale già pronto da inserire, e sono in corso alcune sperimentazioni con studenti di scuola secondaria, che forniranno nuove informazioni.
Speriamo quindi di poter arricchire nel tempo questo sito: non solo con le voci di protesta, ma anche con testimonianze di successi, di cambiamenti... Contiamo sull’aiuto di chi, navigando nel sito, avrà voglia di collaborare con noi, inviando segnalazioni, commenti, proposte alla mail di IRIS (info@iris-sostenibilita.net) o alla referente del Gruppo ASSEFA Torino (elenacamino1946@gmail.com).
Le tre Associazioni sono accomunate dall’idea che la nonviolenza nei mezzi e nei fini, nelle relazioni interpersonali e in quelle con i sistemi naturali che ci ospitano, sia la prospettiva più attuale e il riferimento più importante per una transizione verso un mondo più sostenibile (http://www.indiaincrociodisguardi.it/wps/leredita-di-gandhi/). L’esperienza dell’ASSEFA in India (e di altre realtà rurali, anche in altri Paesi) documenta l’esistenza e la realizzabilità di modelli di sviluppo diversi da quello dominante e offre elementi di speranza sulle possibilità di cambiamento.
Lo scopo primario del sito è quello di far sentire le voci di chi non ha voce, di far conoscere questo vasto popolo dell’ecosistema che in India sta cercando di difendere acqua, aria, suolo e aria pura per la propria sopravvivenza.
Ma le voci da sole non bastano.
Accanto alle voci di queste comunità si stanno levando, frammentarie, spesso isolate, anche le voci di intellettuali, di accademici, di attivisti dei diritti umani, di associazioni e aggregazioni di cittadini, per denunciare la natura iniqua e distruttiva del modello di sviluppo basato sulla crescita economica sbilanciata, e sulla difesa armata dei privilegi acquisiti.
La rete web costituisce una potenziale opportunità di aggregazione e collaborazione, nella prospettiva di contribuire a creare un movimento mondiale in grado di opporsi, con la determinazione e il coraggio necessari, e con strategie di azione nonviolente, a una visione e a una costruzione del mondo basata sul mito della potenza, dell’innovazione, del controllo, del tempo lineare, della sostituibilità del naturale con l’artificiale...
Forse solo grazie a una rete molto ampia di soggetti che condividono alcune idee e principi di base può diventare possibile non solo affermare dei NO (NO alle mega dighe, NO alle centrali nucleari, NO allo spostamento forzato di popolazioni, NO alle miniere che distruggono foreste e montagne; ma anche NO all’installazione di basi militari, NO alle grandi opere che intercettano le falde idriche e inquinano l’ambiente, NO alle guerre...) ma anche proporre e sperimentare modelli di società economicamente più eque e ambientalmente sostenibili.
SI alla difesa e salvaguardia dei Beni Comuni; SI alle decisioni prese dalle comunità locali; SI a una politica energetica libera dai combustibili fossili; SI alla trasformazione da ‘consumatori’ a ‘cittadini’...
Per intraprendere questa strada occorre riconoscere l’esistenza di un conflitto profondo tra due modelli di sviluppo. Cercare di individuare, tra istituzioni, governi, associazioni ecc. dei risultati condivisi può essere consolatorio, ma non aiuta a trasformare davvero la situazione. Occorre affrontare direttamente il conflitto tra il mondo industrializzato, tecnologico, ‘innovativo’ (gli onnivori) e il mondo delle comunità contadine che vivono direttamente delle risorse. Ed elaborare un modello nuovo, in grado di accompagnarci tutti verso una trasformazione sostenibile del vivere umano all’interno del nostro pianeta.
Riferimenti bibliografici sono presenti in varie pagine del sito. Qui sono indicate solo le letture espressamente richiamate nel testo.
- Fazal S. Urban expansion and loss of agricultural land – a GIS based study of Saharanpur City, India. Environment &Urbanization Vol 12 No 2, 2000.
- Folke C. and Gunderson L.. Reconnecting to the biosphere: a social-ecological renaissance. Ecology and Society 17(4), 55 (2012) [online] URL: http://dx.doi.org/10.5751/ES-05517-170455
- Gadgil M. & Guha R. Ecology and equity, Routledge 1995.
- Harris P., Sarewitz D., Destructive creation and the new world disorder, Current history, 28-33 (2012)
- Jasanoff S. Incalculable Goods: Reimagining Our Technological Future. Lectio magistrale a Biennale Democrazia, 16 aprile 2011, Torino
- Kothari A. A hundred days closer to ecological and social suicide. Economic and Political Weekly, Vol. XLIX n. 39, 27 sept 2014.
- Maxwell S.L. et al. Being smart about SMART environmental targets. Science 347 (6226), 6 march 2015, p. 1075-1076.
- Nixon R. Slow Violence and the Environmentalism of the Poor, Harvard University Press, 2011.
- Pandey B. & Seto K. C. Urbanization and agricultural land loss in India: comparing satellite estimates with census data. J Environ Management VOL 21, ISSUE 148, 53-66, 2015
- Raworth, K. A Safe and Just Space for Humanity: Can we live within the doughnut. Oxfam Policy and Practice: Climate Change and Resilience, Volume 8, Number 1, 1 June 2012, pp. 1-26
- Rockström J. et al. A safe operating space for humanity. Nature 461, 472-475 (24 September 2009)
- Sarewitz D., How science makes environmental controversies worse, Environmental science and policy, 7, 385-403 (2004)
- Steffen W. et al. Planetary boundaries: Guiding human development on a changing planet Science VOL 347 ISSUE 6223, 2015.
I contenuti di questa pagina proseguono dalla Prima Parte, pubblicata il 30/04/2015.
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