IRIS - Istituto di Ricerche Interdisciplinari sulla Sostenibilità
 

Mare e Sostenibilità

5 Ottobre 2012: homepage a cura di Chiara Jelic Berrios


Mare e Sostenibilità

Le risorse ittiche

Ogni giorno migliaia di miliardi di pesci vengono prelevati dal mare. Pescherie di ogni località del mondo offrono qualsiasi tipo di pesce grazie al mercato globale.
Un tempo i pesci erano considerati una risorsa infinita. Negli ultimi decenni, invece, si è purtroppo scoperto che non è così. Oggi ci troviamo di fronte alla prova che il sovrasfruttamento ittico, l'“overfishing”, ha portato all'esaurimento di numerose specie ittiche, tra cui il merluzzo settentrionale e antartico, il pesce spada del Mediterraneo, il gambero americano ed in particolare il tonno rosso del Pacifico e dell'Atlantico. Questi ed altri pesci vengono pescati senza lasciar loro il tempo di riprodursi.
Diventa sempre più importante, dunque, cambiare il modo di pensare e di concepire l'Oceano.

Gli allarmi degli oceani

Dalla letteratura scientifica emerge che diversi allarmi suonano inascoltati da tempo e molti di questi sono di grave entità.
I problemi che affliggono gli oceani sono legati all'eccessiva pressione di pesca, ai cambiamenti climatici, all'inquinamento delle acque marine, alla perdita di biodiversità nei mari e alla scomparsa di habitat. Questi problemi non si originano internamente al sistema mare, ma sono il risultato delle attività umane svolte a terra o del modo in cui gli uomini si comportano riguardo al mare (Greco e Scaffidi, 2007).
Secondo un recente studio, non rimane alcuna area degli oceani che non sia compromessa dalle attività umane, a causa della pesca commerciale, dell'inquinamento e del cambiamento climatico globale. I ricercatori hanno concluso che più del 40% della superficie degli oceani è fortemente colpito dalle attività umane (Fig.1, Halpern e col., 2008).

Impatto delle attività umane sugli oceani

Fig.1 - Le regioni estremamente colpite sono colorate in rosso e arancione (più del 40% degli oceani); le regioni meno colpite sono colorate in blu e verde.

Il termine overfishing viene utilizzato per descrivere quel fenomeno per cui le risorse ittiche vengono prelevate dal mare ad una velocità maggiore della loro capacità di riprodursi.
Si definiscono sovra-sfruttate quelle popolazioni in cui pochi esemplari riescono a raggiungere l'età riproduttiva e a ricostituire la popolazione originale. Di conseguenza vengono ridotte la diversità genetica delle specie, la taglia media degli esemplari e diminuiscono gli stock dei pesci.
Secondo la FAO, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, il numero di specie ittiche sovrasfruttate è aumentato progressivamente negli ultimi 50 anni (Fig.2; FAO, 2011).

Stato delle specie ittiche commerciali nel mondo

Fig.2 – Stato delle specie ittiche commerciali nel mondo.

Uno studio di Worm ha concluso che il 63% degli stock di pesci valutati ha bisogno di ricostituirsi e che è necessario ridurre i livelli di sfruttamento per evitare il collasso delle specie vulnerabili (Worm e col., 2009). Anche se ci sono differenti opinioni riguardo ai numeri esatti, è chiaro che gli stock sovrasfruttati sono in aumento.
Gli impatti dell'overfishing sugli ecosistemi marini possono essere molto gravi, ad esempio l'esaurimento del merluzzo dell'Atlantico, negli anni novanta, ha causato delle pesantissime conseguenze sia economiche, per le province costiere del Canada, sia ecologiche (Frank e col., 2005).
Oppure possono essere sottili. Prelevare una popolazione ittica dal mare equivale ad intervenire nella catena alimentare, con conseguenze sulla composizione delle comunità marine e dei rapporti tra prede e predatori (Frank e col., 2005; Heithous e col., 2008).
Altro fattore determinante a impoverire gli stock di pesci riguarda la perdita di biodiversità nei mari, indotta dalle alterazioni climatiche (riscaldamento dell'acqua o abbondanza di precipitazioni ecc.) e di tipo chimico-fisico (inquinamento chimico, riduzione dell'ossigeno, acidificazione delle acque).
Una perdita di biodiversità comporta una diminuzione della capacità di adattamento degli ecosistemi e della loro possibilità di reagire a cambiamenti climatici, ad esempio l'effetto serra, indotti dalle attività umane (Greco e Scaffidi, 2007).

Mercato, istituzioni...

La pesca è un'attività principalmente economica.
Il sistema economico che vi ruota attorno muove un quarto del fatturato mondiale (FAO, 2011). Si tratta di un sistema estremamente complesso, che si pone esclusivamente obiettivi di mercato e non problemi legati alla tutela delle risorse ittiche o alla protezione della biodiversità.
In aggiunta il settore della pesca non è adeguatamente controllato, le normative esistenti spesso non vengono rispettate e le informazioni sugli stock di pesci sono molto scarse.
Sia nei mercati generali, sia nel campo della ristorazione, è una pratica assai diffusa la commercializzazione di specie vietate (dattero di mare, nacchera, ceche di anguille), di animali di taglia inferiore a quella consentita dalla legge (che prevede dimensioni minime per la pesca e la commercializzazione), di specie pescate al di fuori del periodo consentito, solitamente quello in cui le specie si riproducono, (aragosta, bianchetto) (Greco e Scaffidi, 2007) e con strumenti dannosi per gli ecosistemi (dinamite, cianuro, draghe idrauliche e reti a strascico). Tutti questi fattori sono le principali cause di impoverimento di alcuni stock di pesci, molluschi e crostacei dei mari del pianeta.

... e noi. Le nostre scelte possono fare la differenza

Basta aver voglia di cambiare quel piccolo pezzettino che riguarda ognuno di noi e la situazione può migliorare moltissimo. E' opinione di alcuni economisti, infatti, che la scelta del consumatore sia il motore centrale che muove il mercato. “Il motore centrale che mette in movimento la rete mondiale di imprese è semplicemente la scelta del consumatore” (Campiglio L., 2002).
E' quindi fondamentale il coinvolgimento del cittadino-consumatore e della sua consapevolezza sull'uso delle risorse per salvaguardare il mare. Un consumatore responsabile può indirizzare le proprie scelte verso specie meno note o meno comode da lavorare in cucina ma non per questo meno gustose. Queste infatti, per il loro ciclo vitale breve, per il fatto che pochi le utilizzano e per il loro basso contenuto in contaminanti pericolosi, sopportano meglio la pressione della pesca permettendoci di consumarle senza problemi per la sopravvivenza degli stock e per la nostra salute.
Delle circa 25000 specie commestibili presenti al mondo (Greco e Scaffidi, 2007), quelle offerte dai mercati si riducono alle poche decine e pochissime sono quelle maggiormente consumate: tonno, pesce spada, merluzzo, sogliola, polpo, seppie, salmone e alcuni crostacei. Questo fenomeno è determinato dall’approccio culturale che il consumatore ha verso il pesce, impostato sul consumo di carne: il pesce (come il trancio di tonno o di pesce spada) diventa una “bistecca” e il fatto di poterlo cucinare con la stessa facilità di una bistecca lo fa preferire alla maggior parte dei consumatori. Il risultato è che altre varietà, meno facili anche se altrettanto gustose, sono apprezzate solo da pochi intenditori e da alcune cucine regionali (Toscana, Marche, Campania, Sicilia, Puglia) (Greco e Scaffidi, 2007).
E' dunque molto importante che un consumatore attento e consapevole si diriga verso una dieta sostenibile basata sul consumo di quelle specie considerate “povere” dal mercato, ma sicuramente gustose dal punto di vista gastronomico. Un cambiamento nelle scelte alimentari può diventare un'occasione per scoprire gusti e culture, sapori e tradizioni che caratterizzano il piatto di pesce che mangiamo.
Il consiglio per i consumatori che vivono lungo le coste è quello di preferire l'acquisto presso i pescatori della zona. Questo è indubbiamente l’approccio più sostenibile che garantisce, inoltre, la freschezza del pescato, un buon rapporto fra qualità e prezzo e sicurezza alimentare. In questo modo è facile entrare in confidenza con il pescatore ed instaurare un rapporto di fiducia, assicurandoci pesce di qualità ad un prezzo adeguato, senza intermediazioni e la tracciabilità del prodotto.

Pescatore al lavoro

Il consiglio per chi vive nell'entroterra è di rivolgersi alle piccole pescherie, cercando, anche in questo caso, di instaurare un rapporto di fiducia con il venditore, e di acquistare i “pesci sostenibili” (quelli che subiscono una minore pressione di pesca), i prodotti di stagione e quelli che hanno percorso il tragitto più breve.

Per consultare la guida e scegliere un consumo di pesce a basso impatto ambientale puoi scegliere tra i seguenti contatti scelti dalla Commissione Europea all’interno dei progetti italiani che sostengono i consumatori nel consumo di pesce:
ConsuMare Giusto - www.consumaregiusto.it/. (Guida interattiva, Programma a cura di ELOR DSC, Torino)
WWF - Guida al consumo consapevole dei prodotti del mare (.pdf)
Slow Food - Mangiamoli Giusti (.pdf)
Acquario di Genova - Fish Scale (Progetto LIFE+)
Greenpeace - Guida ai consumi ittici

“We envision a seascape where the rebuilding, conservation, and the sustainable use of marine resources become the unifying themes for science, management, and society”
Boris Worm e col., 2009

Mare

Bibliografia

Campiglio L., Tredici idee per ragionare di economia. Il Mulino, 2002.

Clover C., Allarme pesce. Ponte alle grazie, 2005.

Greco. S., Scaffidi C., Guarda che mare. Slow Food Editore, 2007.

FAO, The State of Wordl Fisheries and Aquaculture 2010. Roma, 2011.

Frank K., Petrie B., Choi J., Leggett W., Trophic Cascades in in a Formerly Cod-Dominated Ecosystem. Sceince 308:1621-1623, 2005.

Halpern B.S., Walbridge S., Selkoe K.A., Kappel C.V., Micheli F., D'Agrosa C., e col., A global map of human impact on marine ecosystems. Science 319 (5865):948-952, 2008.

Worm B., Hilborn R., Baum J.K., Branch T.A., Collie J.S., Costello C., Rebuilding Global Fisheries. Science 325:578-585, 2009.

Heithaus M.R., Frid A., Wirsing A.J., Worm B., Predicting ecological consequences on marine topo predator declines. Trends in Ecolgical Evolution 23:202-210, 2008.

Turning the Tide – The State of Seafood. Monterey Bay Aquarium, 2011.

Sitografia

ConsuMare GIUSTO, Programma di ELOR DSC. Guida al consumo sostenibile di pesce - www.consumaregiusto.it/


--- Archivio delle pubblicazioni in homepage ---


Crediti

Le immagini sono di (in sequenza sulla pagina):
- Chiara Jelic Berrios
- Halpern e col., 2008
- Turning the Tide – The State of Seafood. Monterey Bay Aquarium, 2011 su dati FAO
- Chiara Jelic Berrios
- Chiara Jelic Berrios


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