7 Novembre 2011 - Homepage a cura di Maria Ferrando
All’inizio degli anni 90, dopo il "Vertice della TERRA" svoltosi a Rio de Janeiro nel ’92, molti di noi insegnanti sono stati catturati dalle proposte di AGENDA XXI (ovvero le cose urgenti da fare nel XXI° secolo): ci spingeva il desiderio di sollecitare in bambini e ragazzini maggiore rispetto ed tutela del mondo naturale – pur nella prospettiva di uno sviluppo economico capace di soddisfare i bisogni essenziali. In una parola, volevamo "educare a uno sviluppo sostenibile".
L’Agenda XXI è diventata una etichetta familiare, e ha ispirato Associazioni, scuole, quartieri, istituzioni pubbliche a intraprendere incontri, a scrivere progetti. Intorno all’Agenda XXI hanno ripreso vigore certe esperienze che avevano caratterizzato il fermento degli anni ’70 e ’80: partecipazione e progettualità dal basso, desiderio di cambiamento… In quegli anni sono stati realizzati moltissimi progetti educativi – soprattutto nelle scuole dell’obbligo – che prevedevano un coinvolgimento diretto degli studenti in attività concrete di riuso, riciclo, risparmio (energetico, idrico, ecc..).
Con il passare del tempo si è però sentita la necessità di ragionare in modo più approfondito sui bisogni, di meglio definirli, stabilendo quali siano quelli indispensabili e quali quelli indotti, specie in un momento come quello dei primi anni 2000, in cui la società del ‘benessere’ è stata caratterizzata dal ‘bisogno di superfluo’.
Anche nel mondo della scuola si è preso gradualmente atto di alcune riflessioni e classificazioni teoriche (e.g. Lajolo e Manina, 2003), che individuano diversi "GRADI di SOSTENIBILITA" - da molto debole a molto forte - riconoscendo la necessità di agire sul piano educativo per favorire la coscientizzazione del grado più ‘forte’ di sostenibilità, e per sottolineare il rapporto di DIPENDENZA dell’umanità dalla natura.
La scuola – soprattutto nella fascia dell’obbligo – ha ospitato negli ultimi vent’anni numerose esperienze di educazione alla sostenibilità, che di volta in volta hanno privilegiato i contatti con la natura (educazione ambientale), l’attenzione ai tempi (educazione ai futuri), la riflessione sullo ‘star bene a scuola’ (educazione sostenibile)...
Nella mia esperienza di insegnante (per quarant’anni ‘maestra elementare’) mi sono fin da subito appassionata alla Geografia - materia affascinante, potenzialmente interdisciplinare – e ho avuto la fortuna di alimentare continuamente le mie conoscenze, e le documentazioni che potevo offrire ai bambini, grazie ai viaggi periodicamente intrapresi con l’Associazione degli Insegnanti di Geografia (AIIG:
www.aiig.it).
Proprio grazie a questa specifica passione / competenza ho osato, negli anni ’80, intraprendere con gli scolari di 2° elementare un percorso educativo (durato fino alla 5°) dal titolo "Io e gli altri": insieme alla scoperta del mondo vicino (la scuola, il quartiere, la città), ho proposto ai miei piccoli studenti di esplorare in parallelo un mondo lontanissimo, ma anch’esso abitato da bambini – bambini come loro, con affetti, bisogni, curiosità, sogni...
E’ stato il mio modo, dapprima spontaneo e poi via via sempre più strutturato e consapevole, di avviare i bambini verso un’educazione alla sostenibilità.
Una storia personale...
Il percorso ‘Io e gli altri’ è stato reso possibile e ‘concreto’ grazie alla collaborazione con il Gruppo ASSEFA Torino (www.assefatorino.org), che da tempo era in contatto con una Associazione Indiana di ispirazione gandhiana, l’ASSEFA (Association For Sarva Seva Farms = Associazione Per le Fattorie al Servizio di Tutti).
Mettere in relazione bambini e ragazzi delle scuole ASSEFA (India) con coetanei di altre culture risponde ad alcuni degli obiettivi primari dell’ASSEFA, che si propone di offrire alle popolazioni più povere ed emarginate delle campagne indiane non solo le opportunità materiali, ma anche gli strumenti culturali per avviare un cammino di sviluppo avente come obiettivo lo "swaraj", cioè la capacità di contare sulle proprie forze. La matrice gandhiana, con l’attivazione di scambi di corrispondenze tra scuole, è uno dei tratti distintivi del metodo educativo dell’ASSEFA, che vede nel gemellaggio uno strumento per rinforzare nel bambino il valore di sé, delle sue capacità e della sua cultura, in quanto "oggetto- soggetto" di interesse da parte di bambini, abitanti nell’altra faccia della Terra, con stili di vita diversi, che a loro volta offrono se stessi come "materiale umano" di conoscenza geografiche, antropologiche, culturali... Tutto ciò condito da curiosità, amicizia, affetto, condivisione favorendo la diffusione di un forte senso di solidarietà.
Le attività svolte nel corso di quattro anni sono state accompagnate sa numerosi scambi di lettere, piccoli oggetti, disegni. In occasione di un viaggio in India ho potuto far visita ai villaggi ASSEFA ‘gemellati’, e comunicare poi ai miei studenti l’emozione e l’entusiasmo per quell’incontro.
Questa esperienza – condivisa con alcune colleghe – è stata la prima di molte che si sono realizzate negli anni successivi, in parte con la mia partecipazione diretta, in parte con altre classi, scuole, insegnanti.
A pagina 636 del ‘quadernone’ di un bimbo, la testimonianza della data e del luogo: Madurai, 1985.
Negli anni ’90, le letterine dall’India impiegano mesi ad arrivare: e ogni volta è una sorpresa!
... seguita da altre esperienze
La peculiarità dell’ASSEFA India – il suo radicamento nella cultura della nonviolenza – ha rappresentato, e ancor più rappresenta oggi, una occasione particolarmente significativa di riflessione e di confronto sulle tematiche della sostenibilità. In un’India che i mass media presentano ormai come ‘sviluppata’, le difficoltà che incontrano le popolazioni rurali sono via via crescenti: il clima è diventato instabile; il costo della vita cresce; grandi strade a rapida percorrenza attraversano i piccoli paesi portando inquinamento e pericoli. Intanto il modello di sviluppo occidentale ‘tenta’ molti giovani, creando aspettative e desideri nuovi.
I gemellaggi che altre insegnanti hanno realizzato negli anni, e che alcune stanno tuttora svolgendo, portano i ragazzini italiani a interrogarsi, a visualizzare attraverso il dialogo a distanza con i loro coetanei che cosa significa ‘globalizzazione’, ‘crescita’, ‘interdipendenza’... e sollecita alcuni ad agire personalmente e concretamente per contribuire a un futuro più sostenibile.
Dal villaggio di Mettupatty arrivano disegni e istruzioni di giochi agli amici di Sarezzano- Tortona.
L’immagine del pavone – come questa inviata dai ragazzini di Ayyannapuram ai compagni di Chieri (To) è frequente: si tratta di uno degli animali simbolo dell’India.
Una vera valigia, zeppa di oggetti, fotografie, spezie, profumi dell’India aiuta ad avvicinare ragazzini di mondi diversi.
In una scuola media di Gassino il gemellaggio con una scuola ASSEFA è stato realizzato coinvolgendo insegnanti di materie diverse, e a fine anno gli studenti hanno organizzato una ‘festa del baratto’ alla quale ha partecipato tutta la scuola. Il ‘baratto’ di parecchi kg di oggetti (libri, giocattoli, DVD ecc.) ha permesso un nuovo utilizzo, e una significativa riduzione di rifiuti!
Festa del Baratto: si scambiano libri e peluche.
Chi fosse interessato alle esperienze di gemellaggio con l’ASSEFA India può trovare informazioni nel numero del 2010 della Rivista Sarvodaya.
La relazione – particolarmente significativa e intensa – sviluppata con i villaggi indiani non mi ha impedito di esplorare altri mondi. Nel corso degli anni ho potuto attivare scambi con bambini e realtà di altre nazioni. Mentre la relazione con le scuole ASSEFA ha avuto sempre come scenario – implicito o esplicito - il confronto tra una visione ‘occidentale’ del mondo e la prospettiva gandhiana, nei gemellaggi avviati con scuole di altri Paesi si sono colti e valorizzati via via aspetti diversi.
La conoscenza con i bambini di una piccola scuola del Tigrai, in Etiopia, ha permesso di riflettere insieme sulle diverse condizioni ambientali in cui ci si trova a vivere: i bambini etiopi – quando vanno a scuola - si portano da casa ogni giorno una piccola tanica di acqua, che servirà durante la giornata a dissetarli, e a dissetare le aiuole di fronte all’aula. A partire da questa realtà, lontana nello spazio ma emotivamente vicina, viene spontaneo all’insegnante sviluppare percorsi educativi sul tema dell’acqua, e ottenere attenzione e partecipazione dai bambini.
L’ambiente sociale ambientale dell’Etiopia rurale si trasmette attraverso le immagini.
Un altro viaggio crea un contatto straordinario con una scuola lontanissima, sull’isola Floreana, nelle Galapagos: come non sviluppare con i bambini una ricerca geografica, per individuare dove stanno i nuovi amici? E come non approfondire con loro un discorso sulla biodiversità, quando arrivano disegni di animali così curiosi?
Una natura misteriosa prende forma e realtà attraverso i disegni degli amici lontani.
Dunque, attraverso gemellaggi-corrispondenze-conoscenze-amicizie fra scuole di Paesi e continenti, diversi dal punto di vista ambientale, e diversi anche per cultura, storia, lingua, è possibile entrare in contatto, con una relazione non solo intellettuale ma anche emotiva, con comunità umane che danno significato diverso ai concetti di sviluppo e di bisogno, e che intrattengono con la natura, con la Terra, una relazione diversa da noi: spesso più faticosa, ma più intima.
I gemellaggi tra gruppi di bambini e ragazzi di culture, ambienti, abitudini e condizioni di vita molto diversi offrono tantissimi spunti educativi, ma sono ‘delicati’ da realizzare. Richiedono attenzione, rispetto, umiltà, desiderio di imparare... ci interrogano sui nostri pregiudizi, talvolta ci scopriamo superficiali e inconsapevoli.
Nel corso degli anni - insieme ad altre insegnanti e ad alcuni membri di IRIS – abbiamo riflettuto a lungo, e in più occasioni – sulla ‘questione’ gemellaggi. Vi invito a leggere alcune riflessioni e a mandarmi – se volete – i vostri commenti.
Gemellaggi: opportunità e problemi
- Camino E. e Delfino S. Gemellaggi tra scuole: insieme per crescere. Gruppo ASSEFA Torino, 1996.
- Barbiero G., Berto R. , Freire Doju D., Ferrando M. , Camino E. Svelare la biofilia nei bambini attraverso l’active silence training: un approccio sperimentale. Culture della Sostenibilità, volume 2, pagine 99-109, 2007.
- Devall B. & Session G., 1989, Ecologia Profonda, vivere come se la natura fosse importante, Ed. Gruppo Abele
- Ferrando M. et al. Di silenzio in silenzio – Una dimensione di incontro tra arte pedagogia e scienza. Anima Mundi Ed., Cesena 2007.
- Lajolo M. & Manina C. Sostenibilità: un passaggio di paradigma. . eco N. 8 Ottobre 2003.
- Naess A., 1994, Ecosofia, ecologia, società e stili di vita, Ed. Red
- Sarvodaya. Notizie dall’India gandhiana. 2010.
Per informazioni: Maria Ferrando
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- Tutte le fotografie sono di Maria Ferrando e di ASSEFA India.
- L'immagine della copertina di un numero della rivista "Sarvodaya" è tratta dal sito di Assefa Italia: http://www.assefaitalia.org/it/documentiPubblicazioni.php.
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